Il canto del ribelle
Ne "Il canto del ribelle", Joanne Harris affida a Loki una melodia fatta di verità taglienti e menzogne necessarie. È il canto di chi non si piega, di chi danza tra le crepe dell’Ordine. Sotto la maschera dell’ironia e della ribellione si nasconde una verità scomoda: chi detta le regole decide anche chi è l’eroe e chi il mostro. Un inno alla libertà narrato da chi non è mai stato ascoltato. E ciò che non si conosce finisce quasi sempre con l'essere, almeno in parte, temuto.
"Non tutti i fuochi bruciano per distruggere. Alcuni nascono per illuminare ciò che gli dei vorrebbero tenere nell’ombra."
"Io conosco una storia, o figli della terra. Parlo come devo.
Di come nove alberi hanno dato il via ai mondi affidati ai giganti.
Va bene. Basta, Basta così.
Quella era la Versione Ufficiale.
La Profezia dell'Oracolo,
così come è stata raccontata a Odino Padre di Tutti
dalla Testa di Mimir il Saggio
e che tratta, in trentasei strofe,
tutta la storia dei Nove Mondi,
da «Che sia fatta la luce» fino a Ragnarók.
Fantastico, non vi pare?
Bene, questa non è la Versione Ufficiale. Questa è la mia versione dei fatti [...]
Io la chiamo Lokabrenna o, tradotto approssimativamente, II Vangelo di Loki.
Loki sono io.
Loki, il Portatore di Luce, l'eroe incompreso, elusivo, bello e modesto di questo particolare intreccio di bugie [...]
Adesso tocca a me entrare in scena.
Che sia fatta
luce."
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Jennifer